ITALIA – EUROPA e GERMANIA nella odierna pandemia.

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Il momento corrente è per l’Italia un momento di assoluto caos, anche politico: irriducibili europeisti ora all’Esecutivo del Paese, votati all’UE come ‘istituzione solidale’ in una visione totalmente idealizzata ancorché irrealistica della stessa, sono diventati in poco meno di 48 ore coloro che ne denunciano le mancanze e dettano ultimatum temporali.

Un cambio di rotta troppo repentino per passare inosservato.

Non può sfuggire come questo improvviso cambio di rotta si ponga all’interno di una azione coordinata e contestuale dove vengono agite precise scelte:

-Il Primo Ministro Conte ha reclamato la necessità che l’Unione Europea renda disponibile il fondo di 500 bilioni ($ 539 bilioni di dollari) creato all’apice della crisi del debito dell’ultimo decennio per salvare i Paesi membri dell’UE, allo scopo di finanziare i Paesi che lottano per far fronte alla pandemia, chiedendo di aprire le linee di credito del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) a tutti gli Stati membri per aiutarli a combattere le conseguenze della epidemia da COVID -19, con la condizione della piena responsabilità da parte di ciascuno Stato membro sul modo in cui le risorse vengono spese.

-nello stesso tempo tuttavia l’Esecutivo non sembra assumere decisioni economicamente adeguate a favore di coloro che in Italia, lavoratori autonomi, imprenditori fermi a causa del lock down, sono di fatto lasciati senza mezzi di sostentamento, quando solo due mesi fa costituivano il cuore produttivo e pulsante del nostro Paese,

-l’Esecutivo sembra psicologicamente aggravare l’ attuale debolezza di questa parte vitale della popolazione ‘assicurando’ loro che, con una modalità assolutamente accentratrice, i singoli Comuni attiveranno attraverso i loro Servizi Sociali e attraverso associazioni solidali, non meglio identificate, la possibilità di consegnare ‘buoni pasto’ e così definite ‘derrate alimentari’ a chi ne ha la necessità; in questo modo il Governo si mostra non solo lontanissimo dalle loro esigenze ma esplicitando una supposta finalità solidaristica, anziché di supporto effettivo, agita peraltro con una modalità mortificante della  dignità di questi settori della popolazione,

-l’Esecutivo, contestualmente, sposta così il focus dell’attenzione dai suoi collegamenti sempre più evidenti con la Cina, costruendo un supposto nemico (Europa) per raccogliere il consenso della popolazione e preparare così il terreno alla celebrazione della salvifica Cina anche tramite il Paese intermediario Venezuela, oltre che alla Russia.

Che l’Europa si sia posta e continui a porsi nell’attuale contesto di pandemia verso l’Italia con una modalità passivo-aggressiva, nella sua indifferenza alle necessità italiane, nel suo iniziale tentativo, poi fallito, di additare l’Italia come il Paese divulgatore del virus, è un fatto rimarchevole ed evidente agli occhi di tutti.

Vane sono state le richieste di aiuto.Da quando Italia ha attivato il Meccanismo dell’Unione  di Protezione Civile, richiedendo mascherine protettivo per il viso, l’Emergency Response Coordination Centre,il centro di crisi dell’UE, sta lavorando 24 ore su 24, inoltrando la richiesta a tutti gli Stati membri di offrire assistenza.

Ma gli sforzi non sono adeguati alla pesante pandemia che colpisce pesantemente l’Italia.

Se certamente potrebbe essere comprensibile che tutti i Paesi membri abbiano la necessità di assicurarsi sufficienti rifornimenti relativi al proprio sistema sanitario prima di provvedere all’invio ad altri Paesi membri, è anche vero che nessuno dei Paesi membri sta soffrendo il pesantissimo impatto che la pandemia sta avendo sul nostro Paese.

L’approccio che l’Europa, in primis la Germania stanno assumendo nei confronti dell’Italia, e di cui la Cina sta traendo enorme vantaggio, necessita di essere adeguatamente scrutinato. Ci sono infatti indicatori che sollevano perplessità e dubbi e che vanno contestualizzati nella consapevolezza che ogni epidemia naturale e/o intenzionale che sia, assume sempre anche connotati geo-politici.  L’attuale pandemia non fa eccezione a tutto questo. E le risposte, anche nella gestione della attuale pandemia, non fanno a questo eccezione. Le risposte portano in primo piano la Germania, Paese nel quale, significativamente, i numeri del contagio sono di gran lunga inferiori all’Italia, benché negli ultimi due giorni siano più che raddoppiati.

Dati al 29/03/2020

Tuttavia ciò che colpisce, ad oggi, nell’analisi dei numeri è che, nonostante la Germania sia il Paese che il 24 gennaio rinvenne il primo caso europeo di paziente ad aver contratto l’infezione da Covid-19 e ad averla poi trasmessa, è anche il Paese dove il numero di decessi è di gran lunga inferiore rispetto ad altri Paesi. Ad oggi, 29/03/2020, si registrano 455 decessi in Germania, a fronte dei 10.023 in Italia.

La Germania, secondo le informazioni reperibili, ha inoltre un sistema sanitario ben strutturato, con oltre 28.000 posti disponibili per cure intensive, un numero di gran lunga più alto rispetto alla maggior parte dei Paesi europei. E contrariamente ad altri Paesi, inoltre,non ha provveduto a mettere in lock down le proprie città, e si è limitata a richiamare alla necessità di rispettare il divieto di incontri pubblici di oltre due persone.

Sebbene ci sia una certa riluttanza da parte delle fonti ufficiali a commentare la attuale bassa mortalità, parrebbe essere stato cruciale l’approccio tedesco di testare a tappeto un massiccio numero di persone, anche con sintomi solo accennati. Secondo la National Association of Statutory Health Insurance Physicians tedesca, la Germania avrebbe la capacità di testare circa 12,000 Covid-19 al giorno, e Lothar Wieler, Presidente del Robert Koch Institute (RKI), l’Ente centrale della sanità pubblica del governo tedesco, avrebbe dichiarato la capacità di testare 160,000 persone a settimana.

Vi è quindi da chiedersi come mai la Germania pare essere ben attrezzata di fronte ad una pandemia, sebbene vada dato atto che ci siano anche informazioni discordanti rispetto alla effettiva capacità tedesca di far fronte con il proprio sistema sanitario alla pandemia odierna.

La domanda sorge con ancora più interesse qualora si considerino alcuni dati che può essere utile evidenziare, anche nella loro significativa successione cronologica.

1.Nel 1996, il Robert Koch Institute, l’ Ente centrale della sanità pubblica del governo tedesco, inizia a rafforzare la sua capacità epidemiologica di rispondere alle emergenze e alle malattie infettive, mettendo a punto una strategia sviluppata su più livelli tra loro integrati

 

Integrated strategies RKI

2.Nel 2012 il Governo federale tedesco, nell’ambito del ‘Rapporto sull’analisi del rischio della Protezione Civile per l’anno 2012’, commissiona, sempre al Robert Koch Institute (RKI), l’analisi di uno scenario ipotetico, perché venga valutato il possibile impatto di una pandemia originata da un ipotetico patogeno virus chiamato Modi-SARS..

Di seguito gli elementi rilevanti dello scenario e della relazione sull’analisi dei rischi  pubblicata nel 2013.

-Il contagio dell’ipotetico virus Modi-SARS avrebbe origine nel Sud Est asiatico a febbraio, da animali selvatici e verrebbe trasmesso nei mercati dagli animali all’essere umano.

-Nello scenario si ipotizza che la dimensione reale del contagio così come il suo reale significato sia riconosciuta solo poche settimane dopo il primo contagio in Asia.

-Prima che le autorità ricevano il primo avvertimento ufficiale dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, si ipotizza che alcune persone (10) entrino in Germania. Due di loro avrebbero contatti con molte altre persone.

-Sebbene le misure previste dalla legge sul controllo delle infezioni e i piani di pandemia vengano attuati rapidamente ed efficacemente dalle autorità e dal sistema sanitario, lo scenario prevede che la rapida diffusione del virus non potrebbe essere efficacemente interrotta a causa del breve intervallo tra due infezioni.

-Il periodo di incubazione viene calcolato in genere da tre a cinque giorni, ma può variare da due a 14 giorni. Quasi tutte le persone infette si ammalano (con la comparsa dei primi sintomi le persone infette diventano contagiose).

-Il tasso di mortalità è alto, al 10% dei pazienti, ma varia a seconda delle fasce d’età.

-Al culmine della prima ondata della malattia dopo circa 300 giorni, circa 6 milioni di persone in Germania sono affette da Modi-SARS.

-Il sistema sanitario deve affrontare immense sfide che non possono essere superate (500.000 letti ospedalieri rispetto a più di 4 milioni di pazienti affetti da Modi-SARS).

– Dopo che la prima ondata si attenua, seguono altre due, più deboli, fino a quando un vaccino non è disponibile, tre anni dopo la comparsa delle prime malattie.

– Durante il periodo della prima ondata (giorni 1-411) in Germania si ammalano in totale 29 milioni di persone, durante la seconda ondata (giorni 412-692) un totale di 23 milioni e durante la terza ondata (giorni 693-1052) un totale di 26 milioni di persone.

– Nell’arco dell’intero triennio sono previsti almeno 7,5 milioni di decessi a seguito dell’infezione diretta. Inoltre, la mortalità sia di coloro che soffrono di Modi-SARS e di altre malattie che di coloro che necessitano di cure aumentano, poiché non sono più in grado di ricevere adeguate cure mediche o infermieristiche a causa del sovraccarico del settore medico e infermieristico.

Senza dubbio colpiscono alcune importanti analogie tra questo ipotetico virus Modi-SARS, che sembrerebbe molto simile all’attuale Sars-CoV in tutte le sue proprietà, analogie che sulla base delle informazioni prese in esame, non consentono di giungere, al momento, a conclusioni significative.Tuttavia, ciò che colpisce maggiormente sono le risultanze inerenti l’impatto di questo ipotetico virus sul sistema generale.

In particolare, l’analisi del rischio avrebbe identificato il punto di maggiore vulnerabilità, o punto di potenziale rottura del sistema, le cure mediche ed il sistema sanitario, che sarebbero state interessate in modo talmente grave dalla pandemia, tanto da far ipotizzare un collasso del sistema sanitario a livello nazionale, con un alto numero di infetti che travolgerebbe  la terapia intensiva.   Il documento evidenzia come l’alto numero di trattamenti medici porrebbe immensi problemi sia per gli ospedali che per i personale medico, con la conseguente necessità di tentare la cura delle persone a casa o negli ospedali di emergenza.

Nell’analisi del rischio verrebbe inoltre presa in considerazione la possibilità di un numero di perdite di personale medico superiore alla media, a causa dell’aumento del rischio di infezione. Ciò aggraverebbe ulteriormente la situazione in campo medico, con aggiunta l’impossibilità per l’industria di soddisfare pienamente la domanda relativa a prodotti farmaceutici, dispositivi medici, dispositivi di protezione e disinfettanti.

L’impatto economico evidenziato dal rapporto sarebbe definito inestimabile in termini concreti, tanto quanto immenso, ed impatterebbe anche sull’industria alimentare e sul commercio alimentare.  Secondo l’analisi, la produzione di cibo verrebbe ridotta nella sua quantità e varietà a causa dell’impatto della malattie anche tra coloro che sono dediti all’agricoltura, con conseguente perdite anche nella produzione agricola. Secondo l’analisi sarebbe da prevedere, in un triennio, un numero di decessi pari a  7,5 milioni di persone, come risultato diretto dell’infezione, con una ipotesi di tasso di mortalità molto elevato, pari al 10%, e con conseguente ulteriore significativo impatto critico anche sulla tumulazione dei deceduti, data la loro alta numerosità.

Nell’analisi si ipotizzava inoltre il decesso di altri malati e di coloro che hanno bisogno di cure, a prescindere dal contagio Modi-SARS, a causa del sovraccarico nel settore sanitario.La diffusione del virus sarebbe inoltre rallentata e limitata da “misure antiepidemiche”, tra cui la quarantena per le persone entrate in contatto con le persone infette e l’isolamento per pazienti altamente infettivi.   Inoltre, le chiusure delle scuole e la cancellazioni di eventi importanti avrebbero lo scopo di prevenire la diffusione del virus. Senza queste misure, l’analisi del rischio sottolinea come il decorso del virus sarebbe ancora più drastico.

Lo scenario evidenzierebbe inoltre come una risposta di solidarietà da parte della popolazione, e il sostegno e la considerazione reciproci, potrebbero in qualche modo  ridurre l’impatto della pandemia. Tuttavia, secondo il rapporto, non sarebbero da escludere  comportamenti antisociali tra cui emergerebbero i furti, il furto con scasso e il furto di farmaci.

Il rapporto, velocemente scomparso subito dopo la sua pubblicazione e ad oggi pressoché introvabile on line, in estrema sintesi  classificava l’impatto dannoso della pandemia sulle persone, sull’economia, sull’assetto politico e sugli effetti psicologici complessivi, al livello più alto di classifica, ovvero la lettera E.

3.A questo si aggiunga un ulteriore dato di interesse, che trasversalmente tocca la Germania, ma che impattò su tutta la Commissione Europea, sotto la Presidenza di Barroso nel 2013.

Come già sommariamente riportato nel capitolo  precedente, nel 2013 l’European Society for Virology (ESV), richiese all’allora Presidente dell’UE Barroso urgente confronto relativo alla libertà di ricerca, all’etica scientifica, all’importanza della libera disseminazione dei risultati scientifici, e nella gestione di dati scientifici sensibili.

L’origine della lettera dell’ESV prendeva spunto dal caso del ricercatore Fouchier, che in Olanda aveva cercato di pubblicare un articolo descrivendo le sue ricerche gain-of-function, che avevano mutato in laboratorio il virus H5N1, che provoca l’influenza aviaria e non colpisce, se non di rado, gli uomini, causando però quando li colpisce un tasso di mortalità estremamente alto.La sua ricerca suscitò una protesta globale inerente la biosecurity e la biosafety perché si fondava su esperimenti progettati per aumentare la trasmissibilità o la patogenicità di alcuni organismi altamente pericolosi: da un lato i sostenitori di questi esperimenti ritenevano come i risultati di queste ricerche potessero essere importanti per sviluppare farmaci e vaccini, dall’altra coloro che ritenevano troppo rischiosa questa tipologia di ricerca, perché relativa a patogeni altamente pericolosi che potrebbero essere rilasciati, per fatto accidentale o intenzionale, per generare pandemie.

Il governo olandese invocò quindi la legislazione europea sul controllo delle esportazioni per obbligare Fouchier a ottenere un permesso di esportazione prima di pubblicare il proprio lavoro.

I Paesi Bassi applicarono in sostanza la legislazione dell’Unione europea (UE) sui controlli delle esportazioni, che richiedeva, secondo il Regolamento 428/2009 che si applica a tutti gli Stati membri, un permesso di esportazione per materiali e informazioni c.d. “dual use” – quelli che potrebbero avere usi legittimi e dannosi – compresi quelli relativi a agenti patogeni pericolosi.

Proprio prendendo spunto da questo caso concreto, il presidente dell’ESV si espresse palesando la propria contrarietà ed inquietudine sul fatto che, dato il precedente sopra riportato, il rischio che si profilava era quello di obbligare nel futuro i ricercatori europei che lavorano su uno dei patogeni pericolosi elencati nell’Annex al Regolamento a richiedere preventivamente permessi di esportazione qualora intendessero pubblicare i risultati delle loro ricerche.

Si evidenziava quindi come questa interpretazione del Regolamento europeo avrebbe potuto comportare la necessità da parte delle autorità dell’Unione Europea di vagliare centinaia di manoscritti scientifici ogni anno, con il rischio altamente probabile di gravi ritardi delle pubblicazioni scientifiche sugli agenti patogeni che causano gravi focolai naturali nell’uomo, animali e piante e che richiedono invece al contrario, proprio per il loro potenziale impatto pandemico sulla salute pubblica, una rapida diffusione internazionale di dati scientifici, in modo da consentire ricerche più vaste e quindi più efficaci da parte di un numero maggiore di ricercatori.

Nel 2018 la Commissione Europea, intervenendo sul predetto Regolamento, ha aggiornato l’Annex, inserendo come ‘dual use’ : “Microrganismi” (1 2). Comprendono batteri, virus, micoplasmi, rickettsiae, clamydiae o funghi, naturali, potenziati o modificati, sia in forma di “colture vive isolate” sia come materiale comprendente materiale vivo intenzionalmente inoculato o contaminato con tali colture.

Dal 15 Dicembre 2018 quindi, data dell’entrata in vigore della lista aggiornata degli item considerati dual-use, si è confermato che la diffusione dei risultati compiuti da ricercatori degli Stati membri dell’UE, aventi per oggetti microorganismi come sopra elencati, sono soggette al preventivo controllo e al preventivo permesso di esportazione da parte delle Autorità, salvo non si tratti di ricerche considerate di base e/o contenenti informazioni di pubblico dominio.

In tal modo, l’UE avrebbe di fatto confermato l’orientamento precedente già adottato dal governo olandese, nonostante il paventato rischio altamente probabile di gravi ritardi nella condivisione delle pubblicazioni scientifiche su agenti patogeni che causano gravi focolai.

Dalla lettura di questi indicatori, si possono dedurre alcune conclusioni che potrebbero essere chiavi di lettura sulle domande iniziali circa l’attuale basso numero di decessi in Germania, ovvero che:

1.sin dal 2002 e sino al 2013, la Germania, ed in particolare il Robert Kokh Institute hanno lavorato in modo proattivo su possibili ipotesi di pandemia e sulle modalità di fronteggiamento di questa ipotesi di scenario, che pare essere per molti aspetti simile alla attuale pandemia;

2.le attività svolte su questo fronte, in particolare dalla Germania, avvennero in un dibattito scientifico dell’epoca, particolarmente vigoroso ed allarmato, in qualche modo innescato e infuocato dall’attività di alcuni ricercatori sia europei che americani, relative ad esperimenti gain-of-function su patogeni altamente pericolosi;

3.è quindi molto probabile che la Germania, sin dal 2012/13, periodo in cui si collocano le sue attività di Risk analysis su ipotetiche pandemie, fosse particolarmente sensibilizzata su tali ricerche e sugli effetti possibili in caso di pandemia;

4.il fatto poi che il Regolamento dell’UE abbia confermato recentemente che la diffusione di ricerche inerenti microorganismi tra cui virus, è da considerarsi item dual-use, e quindi necessita di preventiva autorizzazione, fa presumere da un lato che ci fosse presso l’Unione Europea consapevolezza della loro potenziale pericolosità, ma solleva anche domande su cui al momento non ci sono risposte, relative a possibili ricerche, non ancora pubblicate, che potrebbero essere passate al vaglio anche delle autorità tedesche negli scorsi mesi, in attesa di ottenere il permesso di pubblicazione;

5.quest’ultimo elemento, connesso con il fatto che la Germania avesse messo in campo anni prima uno scenario su una ipotetica pandemia di un ipotetico virus Modi-SARS, farebbe presumere una sua consapevolezza forse ancora maggiore rispetto ad altri Paesi, circa la pericolosità sia di eventuali ricerche correlate, sia dell’attuale pandemia.

Alla luce di tutto questo appare quindi lecito chiedersi se la Germania abbia messo a disposizione dei Paesi Membri dell’UE le risultanze del predetto rapporto di Risk Analysis, posto che potrebbe essere di ausilio sia nell’assessment della pandemia, sia nella misure antiepidemiche da assumere, con possibili effetti globali positivi per tutti.

Questa ultima considerazione assume ancora maggiore spessore in un contesto nel quale emerge il ruolo del Robert Koch Institute (RKI), Ente tedesco, a cui fu commissionato lo sviluppoe l’analisi dello scenario pandemico ipotetico, e che dal 2016 è membro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, con il compito di:

-supportare l’OMS nella sua funzione di preparazione all’allerta e alla risposta a focolai di importanza internazionale attraverso la creazione di adeguate capacità di laboratorio;

-fornire esperienza nelle indagini sugli eventi e nella risposta e preparazione all’epidemia, compresi diagnostica di laboratorio, epidemiologia, misure di controllo delle infezioni e gestione clinica;

-supportare le attività dell’epidemiologia e di sorveglianza dell’OMS, compresa la formazione per la risposta alle epidemie, la ricerca applicata, l’analisi dei dati, quando richiesto;

-supportare l’implementazione del Regolamento Sanitario Internazionale (IHR) 2005 relativo alle infezioni emergenti e alle minacce biologiche.

Secondo le informazioni disponibili, i compiti internazionali del Robert Koch Institute sarebbero stabiliti dalla Legge grazie a uno specifico emendamento del luglio 2017 all’ Infection Protection Act. La sua cooperazione comprenderebbe sia la collaborazione scientifica permanente con le istituzioni degli Stati partner sia la formazione del personale e il sostegno nel settore della valutazione del rischio epidemiologico e gestione delle crisi, nonché l’esplicita previsione che il personale RKI possa essere schierato al di fuori della Germania.

Non è dato rilevare dalle informazioni oggi disponibili un attivo schieramento dell’RKI a favore di Paesi del G20 e quindi non solo della Germania, schieramento che sarebbe invece richiesto per adempiere i suoi compiti internazionali richiederebbe.

Di conseguenza, al fine di considerare e valutare la presenza e la dimensione di potenziali drivers di instabilità in grado di impattare sull’Italia, provenienti da prese di posizione europee o di alcuni stati europei, potrebbe essere necessario: 1) investigare e monitorare se vi sia, o no, una circolarità di complete informazioni condivise da parte della Germania, e se sì con quali tempistiche, inerenti il Report sull’ipotetico scenario pandemico di cui al 2012 con la relativa Risk Analysis, 2) investigare e monitorare se vi sia, o no, una piena condivisione di pubblicazioni scientifiche potenzialmente oggi utili e potenzialmente oggi bloccate dalla previsione di cui al Regolamento UE del 2018,  3) investigare e monitorare se vi sia, o no, specifica e fattiva cooperazione da parte del Robert Kock Institute.

L’eventuale assenza o parziale o ritardata attivazione di queste rotte di cooperazione potrebbe rendere oltremodo urgente valutare come questi indicatori potrebbero generare una possibile profonda destabilizzazione dell’attuale strutturazione dell’istituzione europea nel suo complesso, ma soprattutto una profonda compromissione della stabilità di vari Paesi, Italia in primis.

E’ infatti cruciale considerare che alcuni Paesi, ed in particolare Cina, Russia, Venezuela, Iran, potrebbero avvantaggiarsi da una potenziale destabilizzazione di questa area geopolitica, rafforzando sempre di più la loro sfera di influenza, già presente, sull’Italia.

Sono Paesi che stanno già sfruttando la richiesta di aiuti dell’Italia, particolarmente colpita dall’odierna pandemia, facendo leva sia su una compiacente classe politica interna sia sul vuoto europeo dall’altro; sono Paesi che hanno consolidato un loro asse strategico, la cui implementazione potrebbe verosimilmente comportare significativi e gravi conseguenze per la sicurezza e tenuta democratica del Paese.

Conoscere il loro approccio è fondamentale: sono Paesi che benché diversi agiscono tutti strategicamente con modalità predatoria verso il Paese target, utilizzando tutti i mezzi a disposizione per insinuarsi nelle trame delle dimensioni economiche, finanziarie, politiche, sociali, culturali , che e operano nel medio e lungo periodo, giungendo anche, ed è il caso della Cina, alla diplomazia legata all’ambito sanitario fino ad arrivare all’assumersi parzialmente il debito del Paese che hanno reso proprio target, allo scopo di garantisti la sua permanente sudditanza. Sono strategie giù adottate e già note, e con esiti sempre molto infausti.

Autore: Michela Ravarini      ©copyright reserved    Data pubblicazione:30/03/2020

 

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